Cao de Ano – Capodanno Veneto

Il calendario culturale nel glorioso “stile veneto” del tradizionale capodanno del 1° di marzo

Fra le molteplici tradizioni calendaristiche dell’antichità va ricordato che diversi popoli e civiltà adottarono come inizio d’anno il momento del rinnovo della natura (inizio della primavera). Alle feste per i capodanno di primavera si associò talvolta una certa ritualità per l’auspicio dei matrimoni, come nell’antica Mesopotamia. E’ curioso constatare che nel vicentino, l’ultima sera di febbraio, in occasione delle feste del “batimarso”, giunte fino al XX secolo, per celebrare il capodanno veneto del 1° marco i ragazzini andavano in gruppi battendo ferri e “bussolotti” presso le case del ragazze “da moroso” recitando cantilene auspicanti il matrimonio di queste.
Anche i Romani, nel periodo più antico, facevano iniziare l’anno il primo di marzo e lo festeggiavano in occasione del primo plenilunio. Tuttavia questi, dal 153 a.C., fissarono l’inizio dell’anno civile al primo di gennaio, poichè i consoli, che davano il nome all’anno, entrano in carica in tale data e ben presto il loro calandario religioso e rituale cadde in disuso. Giulio Cesare, con la sua famosa riforma, introdusse l’anno bisesto (uno ogni quattro) e aggiunse 90 giorni all’anno 46 a.C. per recuperare il ritardo accumulato; fissò anche definitivamente al primo di gennaio il capodanno. A tale slittamento è dovuto il fatto che, ad esempio, il settimo mese, cioè settembre, è diventato il nono e dicembre è diventato il dodicesimo mese degli odierni calendari occidentali.

Durante il Medioevo in Europa regnò gran confusione con calendari dai diversi giorni d’inizio d’anno, cioè dai diversi “stili”, tra cui quelli cristiani dello “stile della natività” (25 dicembre Natale) e dello “stile della Pasqua”, che faceva cominciare l’anno con una festa mobie, perchè dettata dal ciclo lunare. Nonostante gli sforzi della Chiesa per imporre come ufficiale quest’ultimo sopravvisse pure un calendario popolare con l’inizio dell’anno del primo gennaio (che ebbe successo nel mondo dell’economia).

“Il primo di marzo” come capodanno antico europeo, già abbandonato da Roma prima della romanizzazione, fu conservao solo qua e là ed ebbe grande fortuna nell’area veneta. Infatti i ricercatori storici hanno potuto rilevare,  da diversi atti notarili privati, il cambiamento nel Ducato Veneto dall’XI secolo con l’adozione ufficiale del cosiddetto “stile veneto”, cioè con l’anno che inizia il primo giorno di marzo e che termina l’ultimo giorno di febbraio. La Repubblica Veneta rimase fedele a detto “stile” fino alla caduta nel XVIII secolo.

capodanno veneto

Le Genti Venete comunque continuarono a ricordare il proprio capodanno del primo di marzo con festeggiamenti dell’ultima sera di febbraio anche nel XIX e XX secolo. Questi vanno sotto diversi nomi: batimarso, brusamarso, ciamarmarso, forafebraro, “schelamarso” (nell’Altopiano dei Sette Comuni e nell’alta Lessinia) etc.

Alcuni anziani ricordano di aver udito dai loro vecchi che il nostro capodanno el xè queo bon parchè el porta a primavera.

Siamo all’inizio del IV millennio di tradizione. L’ultima sera di febbraio continuiamo a festeggiare il nostro capodanno del 1° marzo.

In questo AQe (primi valori bollati inventati da Venezia) si può notare come ad esempio novembre e febbraio sono compresi nello stesso anno 1608.

di Bepi Segato